Osservatorio disinfettanti

Indicazioni d'uso e spettro d'azione

1.1 Disinfettante: definizione e spettro d'azione

Definizione: Composto chimico in grado di eliminare, dopo il trattamento, i microorganismi presenti su materiale inerte, con la sola eccezione di alcune spore batteriche. Affinché l’azione disinfettante sia efficace è necessaria la preventiva pulizia delle superfici, poiché la presenza di materiale organico diminuisce o annulla il potere disinfettante del composto.

I disinfettanti vengono divisi in tre diversi livelli, in base al loro potere disinfettante:

  • DISINFETTANTE DI BASSO LIVELLO: sono capaci di distruggere diversi batteri, alcuni virus e miceti. Non sono in grado di eliminare bacilli tubercolari e spore batteriche.
  • DISINFETTANTE DI MEDIO LIVELLO: sono capaci di distruggere tutti i batteri in fase vegetativa, la maggior parte dei virus e dei miceti, nonché in grado di inattivare il Mycobacterium tuberculosis; non hanno però un’azione sicura sulle spore.
  • DISINFETTANTE DI ALTO LIVELLO: sono capaci di distruggere tutti i microorganismi in qualsiasi forma organizzativa, ad eccezione di alcune spore batteriche.

Attività microbiologica dei disinfettanti:

MicroorganismiLivello Alto di attivitàLivello Medio di attivitàLivello Basso di attività
Batteri vegetativi + + +
Micobatteri + + -
Endospore batteriche + - -
Funghi + + +-
Virus lipofili + + +-
Virus idrofili + + -
Spore fungine + + -

La disinfezione dell’aria può essere effettuata mediante due diverse metodiche:

  • AEROSOLIZZAZIONE, A CALDO O A FREDDO, DELLA SOLUZIONE DISINFETTANTE
  • NEBULIZZAZIONE DELLA SOLUZIONE DISINFETTANTE

L’aerosolizzazione deve essere impiegata solo per la disinfezione terminale degli ambienti, ed in particolare per quanto riguarda l’ambito ospedaliero deve essere effettuata solo negli ambienti che hanno ospitato pazienti con TBC, meningite meningococcica o, affetti da malattie respiratorie virali.

L’aerosolizzazione è una metodica che permette di disperdere nell’aria micelle di disinfettante del diametro compreso tra 0,5 e 5 micron. In tal modo si forma un aerosol di disinfettante che:

  • Non bagna
  • Non sporca
  • Non macchia

le superfici con le quali viene a contatto, perché la particella aerosolica possiede una tensione superficiale tale da rappresentare una microscopica palla rimbalzante che non scoppia al contatto con le superfici.

Inoltre tali micelle sono talmente leggere da non risentire quasi della forza di gravità che tenderebbe a farle precipitare in basso. In tal modo permangono a lungo nell’aria svolgendo in maniera più prolungata ed efficace la loro azione microbicida. Un altro aspetto importante è la carica elettrica delle micelle che deriva soprattutto dal metodo di formazione dell’aerosol in conseguenza dei fenomeni di attrito e sfregamento all’atto della micronizzazione; è appunto questa carica elettrica sempre dello stesso segno che, unitamente ai fenomeni di vibrazione delle singole goccioline, rende possibile la stabilità della sospensione nel tempo. L’aerosolizzazione è, pertanto, una procedura che consente una maggiore dispersione delle sospensioni nell’ambiente, un minor consumo di disinfettante e un costo minore delle operazioni di disinfezione. 

La nebulizzazione invece disperde nell’ambiente goccioline di diametro in genere superiore ai 30 micron, che tendono a precipitare più rapidamente al suolo. Per tale ragione è una procedura di minor efficacia.

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La disinfezione dell’aria può inoltre essere effettuata sia con sistemi a freddo che con sistemi a caldo; generalmente si ritiene che con i sistemi a caldo prodotti dagli impianti definiti “termonebbiogeni” le operazioni di diffusione e micronizzazione delle particelle in sospensione di disinfettante sia più veloce e soprattutto completa ed efficiente rispetto ai sistemi di distribuzione a freddo.
Il trattamento mediante termonebulizzazione, cioè a caldo, consente infatti di saturare gli ambienti più velocemente (le particelle insieme al calore salgono più velocemente) anche se poi raffreddandosi tendono a scendere.
In generale, si può affermare che più sono piccole le dimensioni delle particelle (diametro) più sarà secca la nebbia che si produce e conseguentemente bagnerà di meno le superfici e gli ambienti con cui andrà in contatto.

 

Il meccanismo di funzionamento degli aerosol disinfettanti passa attraverso due successive fasi:

  • Una prima fase prevede il contatto delle micelle sospese con il pulviscolo ambientale ed il relativo inglobamento in un film disinfettante che inizia a svolgere la sua attività biocida
  • Una seconda fase in cui il sistema appesantito sedimenta lentamente al suolo dove viene completata l’azione disinfettante

 

I disinfettanti possono essere suddivisi in diverse famiglie, sulla base dei loro componenti principali: 

  • INORGANICI: Ossidanti, Alogeni
  • ORGANICI: Alcoli, Derivati del fenolo, Composti tensioattivi, Biguanidi

 

Di seguito si propone una classificazione dei virus effettuata sulla base delle dimensioni e della presenza o assenza di lipidi nella membrana citoplasmatica, caratteristica che determina la suscettibilità del virus ai disinfettanti:

  • VIRUS DI CLASSE A (di dimensioni da medie a grandi, contengono lipidi) – sono molto suscettibili ai detergenti, ai saponi e a tutti i tipi di disinfettanti; sono sensibili alla disidratazione e spesso non sopravvivono a lungo a meno che l’ambiente non sia umido e fresco.
  • VIRUS DI CLASSE B (piccoli, senza lipidi, più idrofili; es. picornavirus e parvovirus) – relativamente resistenti ai disinfettanti lipofili come i detergenti. Anche i virus di questa classe sono sensibili a tutti i disinfettanti elencati sotto, ma sono meno sensibili rispetto ai virus di Classe A. I classici battericidi, come i sali quaternari di ammonio e i fenoli, non sono efficaci contro questi virus.
  • VIRUS DI CLASSE C (di dimensioni medie, senza lipidi; es. adenovirus e reovirus) – classe intermedia tra la A e la C per sensibilità ai migliori disinfettanti antivirali, come ipocloriti, alcali, agenti ossidanti (es. Virkon) e aldeidi.

Un relativamente esiguo numero di disinfettanti è efficace contro grandi gruppi di virus e batteri. Pertanto, la scelta del disinfettante dipende dall’agente patogeno, dalla disponibilità del disinfettante, dalla modalità con cui il disinfettante può essere applicato e dal tempo di contatto che il disinfettante necessita per espletare la sua azione.

1.2 Disinfettanti inorganici

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I principali tipi di disinfettanti inorganici sono:

AGENTI OSSIDANTI

sono composti che liberano O₂. Nel processo ossidativo la composizione cellulare viene ad essere alterata con una conseguente azione disinfettante.

  • VIRKON (un prodotto registrato della Dupont International) è un moderno disinfettante con eccezionali proprietà virucida e antibatteriche. È un complesso di POTASSIO PEROSSIMONOSOLFATO e i suoi principali meccanismi biocidi sono:
    • azioni ossidanti multiple (monopersolfato di potassio, formazione di acqua ossigenata e di ossigeno nascente)
    • sviluppo di pH acido
    • azione detergente
    • azione clorurante “in situ”

Ha bassa tossicità ed è risultato essere efficace contro tutti i virus testati (inclusi membri di tutte le famiglie virali conosciute, di interesse medico e veterinario). Il composto risulta essere leggermente corrosivo ma sono necessari brevi tempi di contatto perché abbia efficacia, risulta essere di conseguenza un prodotto sicuro. Il Virkon è il solo disinfettante con uno spettro d’azione tale da poter essere usato “ad occhi chiusi” quando il patogeno non sia ancora stato individuato. Possiede inoltre le caratteristiche di un agente decontaminante. Le sue caratteristiche lo rendono, di conseguenza, un disinfettante particolarmente adatto per il controllo delle emergenze sanitarie.

Il Virkon è inoltre classificato come un tensioattivo biodegradabile, ai sensi della Direttiva Comunitaria 73/404, poiché costituito da sali organici.

  • ACIDO PERACETICO: è un composto ottenuto dalla reazione dell’acido acetico con l’acqua ossigenata. Ha una notevole capacità biocida anche se la sua efficacia può risultare ridotta nel tempo a causa della sua instabilità chimica e/o dalla presenza di materiale organico. In soluzione l’acido peracetico in genere non è molto stabile e quindi varia il suo potere ossidante.

L’acido peracetico come disinfettante ossida le membrane esterne delle cellule dei microorganismi. Il meccanismo di ossidazione consiste nel trasferimento di elettroni. Quando si usa un ossidante più forte, gli elettroni vengono trasferiti ai microorganismi molto più velocemente, inducendo il microorganismo ad essere velocemente disattivato. In commercio si trovano soluzioni preconfezionate di acido peracetico, ovvero miscele in equilibrio di perossido di idrogeno e acido acetico. L’acido peracetico ha attività biocida molto buona, disattiva anche virus e spore e agisce anche in condizioni di “sporco”. Esplica azione più efficace quando il pH è 7 rispetto a un range tra 8 e 9. Dà origine ad una azione ossidativa irreversibile, è corrosivo, incolore, con un caratteristico odore pungente.

Poiché la manipolazione e lo stoccaggio sono difficili, è possibile ovviare creando acido peracetico in situ mediante perossosale e attivatore, anche se non si riescono ad ottenere soluzioni acide poiché la reazione è troppo lenta. Allo stato puro è esplosivo e la sua instabilità è favorita dalle alte temperature o dalla presenza di ioni di metalli pesanti. Alle concentrazioni d’uso non è nocivo, tuttavia è considerato potenzialmente co-cancerogeno.

    • SPETTRO D’AZIONE: Possiede un’attività germicida ad ampio spettro.
    •   
MicroorganismiEfficacia
Batteri Gram Positivi + + +
Batteri Gram Negativi + + +
Miceti + + +
Virus Idrofili + +
Virus Lipofili + +
Micobatteri + +
Spore + +
    • RESISTENZE ACCERTATE: Alcuni micobatteriri;
    • FATTORI INTERFERENTI: Possono essere inattivati da materiale organico. La stabilità è influenzata da pH, temperatura, concentrazione e composizione del prodotto commerciale. In particolare proteine di varia natura (enzimi proteolitici) o sostanze organiche provenienti dal trattamento di strumenti non detersi possono limitare l’efficacia biocida. È irritante per occhi e pelle.
  • PEROSSIDO DI IDROGENO: Noto come germicida da molto tempo; tuttavia per le basse concentrazioni usate e per la sua bassa stabilità è scarsamente attivo sui sistemi cellulari contenenti enzimi catalitici (catalasi) che possono dare luogo alla sua inattivazione. Attualmente vengono aggiunti stabilizzatori efficaci che ne permettono l’uso anche a soluzioni del 3%. È sporicida ad elevate concentrazioni (6 – 25%).

    L’attività battericida è da ricondursi alla quota di radicali liberi che si producono a contatto con gli ioni metallici presenti nel substrato oprodotti dal metabolismo dei batteri stessi. L’azione disinfettante, infatti, dipende non tanto dalla molecola in sé quanto dalla produzione di un ossidante molto più potente: il radicale idrossilico libero in presenza dell’azione catalitica del Fe⁺⁺ e del Cu⁺⁺, metalli forniti dagli stessi batteri.
SPETTRO D’AZIONE
MicroorganismiEfficacia
Batteri Gram Positivi + +
Batteri Gram Negativi + + +
Miceti +
Virus Idrofili +
Virus Lipofili +
Micobatteri + -
Spore -
    • RESISTENZE ACCERTATE: Virus e miceti sono inattivati con tempi di contatto elevati e/o a concentrazione superiori al 3%.
    • FATTORI INTERFERENTI: Le soluzioni diluite sono facilmente decomposte in presenza di ioni metallici, sostanze alcaline, sostanze ossidabili, oltre che da luce, calore e agitazione. Non è raccomandabile mescolarlo con altri disinfettanti o antisettici.

Sistemi di disinfezione no-touch che producono perossido di idrogeno includono:

  1. Vapore di perossido di idrogeno 30 – 35% generato con calore
  2. Perossido di idrogeno 5 – 6% aerosolizzato generato da pressione o nebulizzazione a ultrasuoni

Sono efficaci su una vasta gamma di microorganismi, inclusi batteri e virus.
Il completo processo di decontaminazione impiega da 3 a 5 ore.

Questi sistemi hanno molti limiti:

  • rischi legati alla salute e alla sicurezza delle persone presenti mentre i sistemi sono in funzione;
  • corrosione di superfici plastiche e polimeriche soprattutto dopo esposizioni ripetute
  • Riduzione dell’efficacia in presenza di materiale organico.
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Inoltre, diversi materiali (ad esempio lino, tessuti di arredo,…) possono influenzare l’efficacia di questi sistemi. Per ottenere la massima disinfezione, questi sistemi necessitano di essere posizionati correttamente e che il riscaldamento, la ventilazione e l’impianto di condizionamento siano spenti per tutto il periodo di operatività dei sistemi.
Alcuni studi evidenziano il buon funzionamento del vapore di perossido di idrogeno, nella riduzione del livello di contaminazione batterica sulle superfici, se utilizzato dopo le procedure routinarie di pulizia e disinfezione, comparato con la sola procedura di pulizia e disinfezione.

  • OZONO: gas naturale che possiede un grande potere disinfettante. Ha una fortissima attività sui batteri, virus, muffe e funghi ed ha inoltre un’azione deodorante. Alla temperatura ambiente è allo stato gassoso ed è più pesante dell’aria; di conseguenza, in assenza di movimento dell’aria, tende ad andare verso il basso. Dato che il suo tempo di vita è molto corto, deve essere prodotto nella stessa sede di utilizzo. L’ozono esplica la sua azione di eliminazione di microrganismi e di odori per ossidazione perdendo un atomo di ossigeno e tornando ad essere ossigeno in circa 20 min.
    L’ozono è una molecola caratterizzata da un alto potenziale ossidativo (potenziale redox di +2.07 V) inferiore solo ad alcune sostanze, ma nettamente superiore a quello del cloro.
    Il forte potere ossidante dell’ozono consente al gas di ossidare ed inattivare numerosi composti organici ed inorganici. L’ozono inoltre è in grado di ossidare il ferro, il manganese ed altri minerali.
SostanzaPotenziale redox (V)
Fluoro 2,87
Idrossiradicale (OH¯) 2,86
Ione persolfato (S₂O₈²¯) 2,60
Ossigeno atomico (O) 2,42
Ozono (O₃) 2,07
Perossido di idrogeno (H₂O₂) 1,78
Cloro (Cl) 1,36
Diossido di cloro (ClO₂) 1,27
Molecola di ossigeno (O₂) 1,23

Il principale meccanismo di azione dell’ozono, è la perossidazione lipidica, che genera composti biologicamente attivi che a livello cellulare causano danni ai fosfolipidi di membrana. La tossicità dell’ozono dipende, inoltre, dalla sua capacità di ossidare gli amminoacidi alterando irreversibilmente la struttura e la funzione delle proteine. Gli amminoacidi più sensibili all’azione dei radicali liberi sono prolina, istidina, quelli contenenti gruppi tiolici (cisteina e metionina) e gruppi aromatici (fenilalanina, tirosina, triptofano).

    • SPETTRO D’AZIONE: I diversi batteri mostrano una sensibilità variabile all'ozono: i Gram-negativi sono meno sensibili dei Gram-positivi, i batteri sporigeni si dimostrano più resistenti dei non sporigeni. Poiché il meccanismo con cui agisce l’ozono è la perossidazione lipidica, la causa della differente sensibilità sarebbe imputabile alla differente composizione lipidica della parete batterica.

Per quanto riguarda l’inattivazione dei virus, invece, è noto che anch’essa avviene rapidamente in seguito ad ozonizzazione, anche se richiede una somministrazione di gas a concentrazioni superiori rispetto a quella necessaria per i batteri. Si è osservato, infatti, che le curve di inattivazione mostrano un rapido abbattimento delle colture fino al 99%; il restante 1% richiede un tempo maggiore per la totale inattivazione. Vari studi effettuati sulla sensibilità dei virus all'ozono hanno dimostrato che i virus provvisti di membrana sono nettamente più sensibili di quelli che ne sono sprovvisti.

Il meccanismo di azione dell'ozono sui virus non è sicuramente quello di una distruzione, come nel caso dei batteri, ma di un'inattivazione; l'azione dell'ozono consisterebbe in un’ossidazione, e conseguente inattivazione, dei recettori virali specifici utilizzati per la creazione del legame con la parete della cellula da invadere. Verrebbe così bloccato il meccanismo di riproduzione virale a livello della sua prima fase: l’invasione cellulare.

Di seguito, la tabella di inattivazione dei microorganismi in seguito ad ozonizzazione:

OrganismoConcentrazioneTempo di esposizione
Batteri 0,23 ppm – 2,2 ppm < 20 min
Virus 0,2 ppm – 4,1 ppm < 20 min
Muffe 2 ppm 60 min
Funghi 0,02 ppm – 0,26 ppm < 1,67 min

In Italia, il Ministero della Sanità con protocollo del 31 Luglio 1996 n°24482, ha riconosciuto l’utilizzo dell’ozono nel trattamento dell’aria e dell’acqua, come presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore, muffe ed acari.

ALOGENI

  • CLORINA: un potente agente ossidante efficace nell’uccisione di tutti i gruppi di virus e di tutti i batteri, è rilasciata dalle soluzioni di ipoclorito (ugualmente sodio o calcio). In condizioni di test, è stato provato che l’ipoclorito di sodio allo 0,175% è il disinfettante ad ampio spettro più performante e pratico tra 22 prodotti testati su un range di virus. Tuttavia, può essere difficile definire accuratamente la concentrazione attiva dei disinfettanti che rilasciano clorina libera (come l’ipoclorito).

L’efficacia dell’ipoclorito è maggiore in un range di pH tra 6 e 9 e diminuisce marcatamente in presenza di materiale organico. Le soluzioni di ipoclorito sono chimicamente instabili e decompongono rapidamente quando la temperatura supera i 15°C.
Le soluzioni di ipoclorito hanno ampio spettro di attività ma numerose controindicazioni; nello specifico:

    • sono termolabili e fotosensibili
    • non sono stabili per la conservazione
    • possono rilasciare cloro gassoso se miscelate con altre sostanze chimiche, specialmente soluzioni acide
    • l’efficacia è seriamente compromessa in presenza di “sporco”
    • possono causare corrosione
    • possono reagire dannosamente nei confronti di un grande numero di materiali presenti nelle infrastrutture
    • sono difficili da preparare con altri coformulanti
    • numerosi prodotti di reazione inquinano l’ambiente (clorurati organici, AOX, ecc)
Spettro d'azione
MicroorganismiEfficacia
Batteri Gram Positivi + + +
Batteri Gram Negativi + + +
Miceti + + +
Virus Idrofili + +
Virus Lipofili + +
Micobatteri + +
Spore + +
  • IODOFORI: Lo iodio è un microbicida eccellente, veloce, efficace, con un vasto spettro d’azione. La solubilità dello iodio aumenta se si utilizzano complessi di iodio elementari e di Triioduro con un trasportatore (polimeri neutri) che non solo aumentano la solubilità stessa ma lo liberano gradualmente (effetto prolungato). Hanno ampio spettro d’azione contro Batteri vegetativi Gram Positivi e Gram Negativi, Micobatteri (Tubercolosi) e tutti i virus (classi A, B e C). Hanno basso potere disinfettante nei confronti delle spore batteriche.

    Si possono erogare tramite atomizzatori e, vista la loro bassa tossicità, la disinfezione può essere eseguita in presenza di personale.
    Essi tendono a macchiare la pelle, la plastica, tessuti e altri materiali sintetici e sono corrosivi nei confronti dei metalli.

    Hanno rapida attività biocida che può essere incrementata in soluzione con acqua acida e calda. Alcune soluzioni sono poco stabili e il tempo di contatto dovrebbe superare i 10 minuti.
Spettro d'azione
MicroorganismiEfficacia
Batteri Gram Positivi + + +
Batteri Gram Negativi + + +
Miceti + +
Virus Idrofili + +
Virus Lipofili + +
Micobatteri + +
Spore +

1.3 Disinfettanti organici

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I principali tipi di disinfettanti organici sono:

ALCOLI

composti organici a reazione neutra derivati da un idrocarburo nel quale un atomo di idrogeno H è costituito da un ossidrile OH. Sono liquidi, incolori, facilmente evaporabili, infiammabili, miscelabili in H₂O. L’azione antibatterica degli alcooli deriva dalla loro capacità di denaturare le proteine; tale capacità si esplica in presenza di H₂O.

  • ALCOOL ETILICO (70°): L’azione battericida più efficace è ottenuta in presenza di H₂O ma non esplica azione sporicida. Le miscele alcol etilico – acqua al 70% in peso di alcool sono quelle che espletano la maggior attività germicida. La rapidità d’azione (pur se incompleta) e la velocità di evaporazione rendono l’alcool etilico puro adatto come veicolo per la preparazione di soluzioni composte di disinfettanti. Associato a Clorexidina, iodio e derivati ne aumenta notevolmente l’attività e la capacità di penetrazione. 
Spettro d'azione
MicroorganismiEfficacia
Batteri Gram Positivi + + +
Batteri Gram Negativi + + +
Miceti + +
Virus Idrofili + -
Virus HIV + + +
Virus Lipofili + +
Micobatteri + -
Spore -
    • RESISTENZE: è poco efficace sui microrganismi essiccati su superfici. È controversa la sua attività contro il virus HBV. Non è efficace sulle spore.
    • FATTORI INTERFERENTI: La presenza di materiale organico riduce l’attività dell’alcool. Le miscele in cui l’alcool ha concentrazioni inferiori al 59% in peso, hanno scarsa attività disinfettante.

COMPOSTI FENOLICI

Sono derivati dalla distillazione del catrame. I derivati del fenolo più in uso sono quelli che si ottengono per sostituzione di uno o più atomi di idrogeno H con:

    • gruppi metilici (cresoli, xilenoli)
    • atomi di alogeni (alofenoli)
    • anelli aromatici (bisfenoli)

L’azione si esplica come potenti veleni protoplasmatici.

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Sono efficaci contro batteri Gram Positivi e Gram Negativi, virus di classe A, Micobatteri (in particolare il Mycobacterium tuberculosis) e Miceti. Sono meno efficaci contro virus di classe B e C e spore. Relativamente poco corrosivi. Il tempo di contatto dovrebbe superare i 10 minuti. Essi vengono assorbiti dalla gomma e da alcune plastiche. I fenoli hanno odore fastidioso, sono lievemente tossici e possono causare irritazioni.
Sono scarsamente stabili, i derivati del fenolo danno una maggior sicurezza rispetto al fenolo pur mantenendo lo stesso spettro d’azione.

Tra i derivati del fenolo, uno dei più utilizzati per la disinfezione è il derivato sintetico ORTOFENILFENOLO.

    • SPETTRO D’AZIONE: I derivati fenolici sono attivi su batteri Gram Positivi, Gram Negativi, Virus lipofili (compresi HBV, HCV e HIV) e sul bacillo di Koch. L’attività è variabile a seconda dei composti.

COMPOSTI TENSIOATTIVI

Sono composti solubili che riducono la tensione superficiale fra due liquidi o fra un solido ed un liquido. Nella loro struttura molecolare sono presenti due gruppi: uno idrofilo e uno idrorepellente. In base alla ionizzazione o meno del gruppo idrofilo, i tensioattivi sono classificati in:

    • anionici: saponi, hanno minima attività antibatterica
    • cationici: composti dell’ammonio quaternario
    • non ionici: non hanno praticamente attività antibatterica ma potenziano l’azione di altri agenti antimicrobici aumentando la permeabilità della parete cellulare
    • anfoteri: sono usati solamente per il lavaggio delle mani in ambito chirurgico
  • SALI DI AMMONIO QUATERNARIO: sono composti azotati nei quali un atomo centrale di azoto è unito a quattro gruppi alchilici e ad un anione inorganico (Cl¯; Br¯). I composti dell’ammonio quaternario possono considerarsi tutti equivalenti, hanno un’azione detergente praticamente nulla ma alta attività disinfettante. Inoltre sono solubili in acqua e alcool.
    Essi agiscono sulla dissociazione delle proteine coniugate della membrana batterica, sulla dispersione dei componenti a basso peso molecolare del citoplasma, sulla degradazione delle proteine degli acidi nucleici.
    Generalmente attivi contro Batteri Gram Positivi e Virus di classe A, sono meno efficaci contro Virus di classe B e C e spore batteriche. Hanno attività quasi nulla su bacilli acid-fast come il Mycobacterium. Il tempo di contatto dovrebbe superare i 10 minuti. Poco tossico per l’essere umano, può provocare irritazione.

    Le caratteristiche chimico-strutturali dei composti dell’ammonio quaternario ne definiscono l’impiego e dipendono dal tipo e dal numero di radicali alchilici e acrilici presenti nella molecola.

    A basse concentrazioni l’attività è batteriostatica con alterazioni della funzionalità di membrana e squilibrio dei gradienti elettrochimici. Ad alte concentrazioni promuovono un’azione battericida dovuta alla lisi della cellula microbica. L’efficacia è generalmente aumentata in condizioni di pH basico.

 

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Spettro d'azione
MicroorganismiEfficacia
Batteri Gram Positivi + + +
Batteri Gram Negativi +
Miceti + -
Virus Idrofili -
Virus Lipofili -
Micobatteri -
Spore -
    • RESISTENZE ACCERTATE: Sono scarsamente attivi su alcuni Miceti e su diversi Gram Negativi. Mancanza di attività sporigena, micobattericida e virucida. Inattivi sulla Pseudomonas aeruginosa. Alcuni microorganismi psicrofili possono manifestare resistenza.
    • FATTORI INTERFERENTI: Vengono inattivati dalle acque dure, dai residui organici, dalla cellulosa e dalla gomma. Sono incompatibili con i tensioattivi anionici; quando vengono miscelati con questi ultimi essi diventano inefficaci.

BIGUANIDI – CLOREXIDINA

Sostanza basica che forma Sali con gli acidi organici e inorganici. I Sali più usati sono:

    • il DICLOROIDRATO: rapidamente solubile in alcool etilico
    • il DIACETATO: rapidamente solubile in alcool etilico
    • il DIGLUCONATO: può essere diluito sia in acqua che in alcool. 

La Clorexidina presenta ampio spettro d’azione antibatterica su Gram Positivi e Gram Negativi, agisce contro la Candida, non è sporicida ed esercita una semplice attività batteriostatica contro i batteri acido-resistenti e fungistatica. È debolmente attiva sui virus non capsulati e sui virus di classe A, praticamente inattiva sui virus capsulati (B e C) e sui micobatteri. I batteri acido-resistenti sono generalmente inibiti ma non uccisi. Le spore batteriche generalmente non vengono uccise, ma la germinazione viene inibita in quando le spore vengono in contatto con la Clorexidina.

A 98 – 100°C ed in soluzione alcoolica, essa è attiva sia su spore che sui batteri acido-resistenti e sui miceti.

Agisce sulla permeabilità della parete cellulare facendo precipitare i costituenti citoplasmatici. Determina infatti alterazioni di membrana con perdita dei componenti citoplasmatici (azione batteriostatica); ad alte concentrazioni produce coagulazione delle proteine citoplasmatiche (azione battericida). È maggiormente efficace in presenza per valori di pH tra 5 e 7.

Viene inattivata dal perossido di idrogeno e precipita in presenza di anioni (si trovano nell’acqua corrente) e di tracce di sapone e alcali.

È necessario preparare le soluzioni con acqua distillata e deionizzata. Non è tossica e ha rapida azione battericida. Il tempo di contatto dovrebbe superare i 5 minuti.

  • CLOREXIDINA DIGLUCONATO: in questo formulato la Clorexidina è legata ad una miscela di glicoli che, mentre mantengono stabile il principio attivo, non interferiscono negativamente sull’attività biocida esaltando quella virucida. È testato infatti che i glicoli aerosolizzati inattivano i virus presenti nell’aria, compresi quelli dell’”influenza” condensandosi con essi. L’erogazione alla temperatura di circa 60° consente l’esaltazione del potere battericida.

    La Clorexidina non danneggia nessun tipo di materiale ad eccezione del plexiglass.
Spettro d'azione
MicroorganismiEfficacia
Batteri Gram Positivi + + +
Batteri Gram Negativi + +
Miceti +
Virus Idrofili -
Virus Lipofili +
Micobatteri + -
Spore -
    • RESISTENZE ACCERTATE: Pseudomonas aeruginosa, Proteus spp, Serratia spp, Aspergillus spp, Burkholderia spp
    • FATTORI INTERFERENTI: Valori di pH superiori a 8 e sostanze organiche. Può essere inattivata da tensioattivi anionici e non ionici (es. sapone) e da anioni organici (carbonati, borati, solfati, cloruri e fosfati).
DisinfettanteAttività antimicrobica
Gram + Gram - Miceti Virus Idrofili Virus Lipofili Micobatteri Spore
Ipoclorito + + + + + + + + + + + + + + + +
Acido peracetico + + + + + + + + + + + + + + + + +
Perossido di Idrogeno + + + + + + + + + - -
Iodofori + + + + + + + + + + + + + + +
Alcool etilico + + + + + + + + + - + + + - -
Composti quaternari dell’ammonio + + + + - - - - -
Clorexidina + + + + + + - + + - -

 


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